Il CBD diventa uno stupefacente? Ecco cosa sta succedendo in Italia
Dal 30 ottobre 2020, il CBD diventerà ufficialmente una sostanza stupefacente. Questo è ciò che prevede il decreto del Ministero della Salute, lasciando nella confusione i tanti rivenditori di cannabis light e mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro.
È una notizia di inizio mese, che probabilmente è passata inosservata a causa dell’emergenza Covid-19. A poco è servito il rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che, con 27 pagine pubblicate nel 2017, proponeva di togliere il CBD dall’elenco di sostanze controllate perché sicuro e non legato a effetti negativi sulla salute. Il 1 ottobre 2020, il ministro Speranza ha deciso di firmare un provvedimento che inserisce «nella tabella dei medicinali […] la seguente categoria di sostanze: composizioni per somministrazione ad uso orale di cannabidiolo ottenuto da estratti di cannabis.»
La delibera dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli
A seguito della normativa firmata dal ministro Speranza, è intervenuta anche l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. È stata quindi emanata la cosiddetta delibera “anti-cannabis” che, di fatto, vieta ai titolari di negozi, farmacie e parafarmacie la distribuzione di prodotti derivati da canapa sativa pena il ritiro dell’autorizzazione alla vendita.
Questa nuova determinazione, firmata da Marcello Minenna, già assessore al Bilancio del Comune di Roma, prevede «l’ulteriore requisito dell’impegno a non detenere e vendere, all’interno dell’esercizio, foglie, infiorescenze, oli e resine o altri prodotti contenenti sostante derivate dalla canapa sativa.»
Ciò, prosegue il documento, per «evitare che negli esercizi autorizzati da ADM alla vendita dei liquidi di inalazione, vengano commercializzati anche tali prodotti, in violazione della normativa in materia di stupefacenti.»
Trenta i giorni di tempo (quindi fino al 12 novembre) per produrre l’autocertificazione necessaria.
Le conseguenze delle nuove disposizioni
Gli effetti delle nuove indicazioni arrivate dal Ministero della Salute e dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli non si sono fatti attendere.
«Roberto Speranza ci ha deluso» – sono le prime parole rilasciate dall’imprenditore Luca Fiorentino, amministratore di Cannabidiol Distribution, al quotidiano di approfondimento politico Il Riformista – «Nel 2016 abbiamo avviato un bel mercato, con tante imprese che hanno seguito il nostro operato: parliamo oggi di un settore che vale 150 milioni di euro all’anno, con oltre 15mila operatori di cui l’80% sotto i 32 anni. Quindi il ramo della green economy che negli ultimi anni ha maggiormente sviluppato occupazione giovanile, aiutando tantissime imprese agricole che erano andate in crisi.»
Secondo Fiorentino, dietro alle ultime disposizioni «c’è uno strano disegno per favorire il settore farmaceutico. In particolare c’è una casa farmaceutica che da anni fa pressing sull’Aifa e quindi sul Ministero della Salute.»
Effettuate le necessarie verifiche, il giovane imprenditore è passato dalle parole ai fatti incaricando i suoi legali di procedere con l’istanza di annullamento della determinazione dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.
Al Ministero della Salute ci ha pensato Federcanapa, la federazione della canapa italiana, decidendo di impugnare il decreto insieme a EIHA (l’Associazione Europea della Canapa Industriale). «Le destinazione per la canapa industriale alimentare e cosmesi innanzitutto» – dichiarano in una nota stampa – «sono infatti consentiti dalla legge entro limiti ben definiti sull’impiego di alcune parti della pianta ed entro definiti limiti di THC nel prodotto finito. L’inserimento tout court degli estratti di canapa nella tabella medicinali del Testo Unico Stupefacenti comporta dubbi interpretativi che rischiano di compromettere anche le attività di estrazione ammesse della legge.»
I commenti dal mondo della politica
Non solo imprenditori e professionisti della canapa, ma anche gli esponenti della politica italiana hanno espresso contrarietà di fronte alle recenti normative.
Per il deputato Nicola Fratoianni, portavoce nazionale di Sinistra Italiana intervistato da Giornalettismo.com, «si tratta di un grave errore. È una scelta infondata dal punto di vista scientifico che crea due conseguenze, oltre al fatto di limitare fortemente chi utilizza l’olio al CBD per scopi terapeutici. La prima è il grave danno alla filiera economica della cannabis legale, la seconda è una grave regressione sul piano culturale.»
Anche l’Integruppo Cannabis Legale, nato nel 2019 e composto da oltre 70 parlamentari tra cui Mario Perantoni, presidente della Commissione Giustizia alla Camera, ritiene che questa evoluzione sia una «scelta illogica che penalizza gravemente tutto il settore della coltivazione della canapa, lasciando così campo aperto ai soli colossi farmaceutici».
L’opinione di Matteo Mantera, senatore del Movimento 5 Stelle, è che «mentre nel resto del mondo si supera il proibizionismo, in Italia si ha l’impressione di una tendenza alla criminalizzazione della natura. La misura è colma – prosegue a Il Riformista – non siamo più disposti a subire scelte assurde che rischiano di distruggere una filiera nascente di 3.000 aziende.»
Cosa succederà al CBD
Le sorti del cannabidiolo diventano sempre più precarie. Molti sono i prodotti a base di CBD che contribuiscono a curare diverse patologie grazie alle sue proprietà antinfiammatorie e antibatteriche. Molte sono anche le aziende italiane che oggi si ritrovano a subire scelte opinabili con l’incertezza del futuro.
Indicazioni poco chiare che ancora non consentono di capire quali prodotti possono essere distribuiti e quali devono necessariamente essere ritirati dal mercato. Solo l’olio di CBD? Infiorescenze? Derivati alimentarti?
Ciò sarà determinato soprattutto dal modo in cui il provvedimento del Ministero della Salute verrà interpretato. Se sarà in maniera estensiva, come si teme, tutti i prodotti contenenti il cannabidiolo non potranno più essere venduti. Ciò costringerà alla chiusura numerosi negozi di settore. Alla fine, rimarrà solo la possibilità di vendere prodotti a uso tessile.
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Il CBD è uno stupefacente?
Nonostante l’opinione favorevole dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il Ministero della Salute ha inserito nella tabella dei medicinali le composizioni per somministrazione a uso orale di cannabidiolo ottenuto da estratti di cannabis, mentre l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli ha emanato la delibera “anti-cannabis” vietando la vendita di foglie, infiorescenze, oli e resine o altri prodotti contenenti sostanze derivate dalla canapa sativa.
Alla luce di ciò, il cannabidiolo diventerà illegale a partire da novembre 2020.
Qual è stata la reazione a queste nuove disposizioni?
Alcuni imprenditori hanno deciso di fare luce sulla vicenda e l’amministratore di Cannabidiol, Luca Fiorentino, ha incaricato i suoi legali per un’istanza di annullamento della determinazione dell’Agenzia delle Dogane.
Federcanapa invece ha impugnato il decreto del Ministero, dichiarando che l’inserimento della canapa nella tabella dei medicinali rischia di compromettere le attività di estrazione ammesse dalla legge stessa.
Qual è il futuro del CBD?
Non è ancora chiaro come verrà interpreto il provvedimento del Ministero della Salute. Se sarà in maniera estensiva, come si teme, tutti i prodotti contenenti il cannabidiolo non potranno più essere venduti costringendo alla chiusa numerosi negozi di settore.